Posts Tagged ‘figli’

“The future’s not our to see, Que sera sera…”

5 Maggio 2013

C’è che dovrei cominciare a pensare di svegliarmi. Ma svegliarmi veramente. Mi sono alzata dal letto alle 8, un po’ più tardi rispetto al solito ma pur sempre in anticipo per una domenica mattina. Mi sono diretta in cucina, l’anima due passi indietro rispetto al corpo. Ho messo su la caffettiera, sciacquato il pentolino della tisana della sera. Poca voglia di mangiare in realtà, pura routine. Fortuna che ieri mattina al super ho comprato un miele che è la fine del Mondo. Un ricavato dai fiori del limone che farebbe resuscitare pure i morti.
Sì… ma non è bastato. Mi sento appannata, leggermente ovattata e il bollore che vien fuori dalle pentole in cui sto preparando il pranzo non contribuisce a farmi vedere le cose più nitidamente.
Vi dirò che in realtà sono di buonumore, che la mia dermatite va meglio e che la Primavera mi ricarica di idee e di iniziative. Non solo la casa splende, il lavoro rispetta le scadenze, la spesa è organizzata per tutta la settimana e i menù della mia cucina son tutti sfiziosi sebbene ipocalorici, ma sento di non aver nulla da ridire su questo tempo che mi scivola addosso come schiuma di sapone sulla pelle bagnata.
Avevo bisogno di tempo per pensare e, più che per pensare, per “sentire”. Me lo sono preso e direi che sta andando bene.

 

Il vecchio segue al nuovo. Oppure no.

3 Maggio 2013

Nel tornare alla normalità le cose hanno fatto un salto all’indietro.
Ed io, io non so se sono ancora pronta ad affrontare questa nuova (apparente) piega.
Restare a pensare giova a poco e non è ciò di cui ho bisogno. Lascio andare il cuore e, come sempre, il tempo.
Intanto aziono la lavatrice. Il girare centrifugo del cestello mi ricorderà che non sono l’unica a vorticare e, forse, mi regalerà qualche ora di confusione, al cui interno non dover per forza trovare un filo logico. Ciò che è certo è che mi costringerà a restare in casa, a pacare il mio corpo irrequieto, a fare meno di quanto in realtà la mia mente cogiti.
E mi permetterà di perdermi, di allontanarmi dal tanto pensare. La testa si lascerà andare ai rumori, allo scrosciare dell’acqua, all’intrecciarsi e al divincolarsi impazzito dei vestiti all’interno dell’oblò. A volte, dalla razionalità, bisogna prendere un po’ di distanza.

Ché ieri ero troppo nervosa, fuori sede, affamata e bisognosa di un amico vicino.

Tenere uniti i pezzi

21 aprile 2013

L’esplosione di una bomba mi dilanierebbe. Io invece devo tenermi insieme, riunire i pezzi, bloccare i pensieri, lasciare dov’è quel che tenta di fuggire. Devo riallacciare le vene, agganciarle alle arterie, far defluire il sangue, decomprimere le pareti del cranio. Abbassare la pressione.
Devo percepire vita nelle braccia, stimoli nelle gambe, far formicolare le dita. Indirizzare al meglio lo sguardo, dirigere i passi, attrarre corpi. Devo risolvere l’algoritmo che ha ostacolato il mio contare, pettinare le idee, sbloccare i meccanismi, sentirmi leggera ma salda a terra. Essere la cassa dove battono più cuori, saldare le ossa, sigillare le articolazioni, ricucire i muscoli e rilanciare i tendini. Devo incollare la pelle, scollare la cartapesta. Dare l’intonaco. Tenermi insieme. Tenermi insieme. Tenermi insieme.

Giorni totali 7 (ultima puntata)

17 aprile 2013

E così mi sono ritrovata a sospirare di sollievo, pur senza smettere di pensare a quanto in realtà il mio sospiro fosse solo un soffiare sulle ferite rimaste aperte.

Però non mi preoccupo: è Primavera, non c’è ostinazione che tenga.