Posts Tagged ‘sposarsi’

Giorni totali 7 (ultima puntata)

17 aprile 2013

E così mi sono ritrovata a sospirare di sollievo, pur senza smettere di pensare a quanto in realtà il mio sospiro fosse solo un soffiare sulle ferite rimaste aperte.

Però non mi preoccupo: è Primavera, non c’è ostinazione che tenga.

13 giugno 2011

Penso che un sogno così non ritorni mai più.

Mi dipingevo le mani e la faccia di blu.

Siamo favorevoli al matrimonio tra cattolici!

28 Maggio 2011

Siamo completamente favorevoli al matrimonio tra cattolici. Ci pare un errore e un’ingiustizia cercare di impedirlo. Il cattolicesimo non è una malattia. I cattolici, nonostante a molti non piacciano o possano sembrare strani, sono persone normali e devono godere degli stessi diritti della maggioranza, come se fossero, ad esempio, informatici od omosessuali.

Siamo coscienti che molti comportamenti e aspetti del carattere delle persone cattoliche, come la loro abitudine a demonizzare il sesso, possono sembrarci strani. Sappiamo che a volte potrebbero emergere questioni di sanità pubblica, a causa del loro pericoloso e deliberato rifiuto all’uso dei profilattici. Sappiamo anche che molti dei loro costumi, come l’esibizione pubblica di immagini di torturati, possono dare fastidio a tanti. Però tutto ciò risponde più a un’immagine mediatica che alla realtà, e non è un buon motivo per impedire loro il diritto al matrimonio.

Alcuni potrebbero argomentare che un matrimonio tra cattolici non è un vero matrimonio, perché per loro si tratta di un rito e di un precetto religioso assunto davanti al loro dio, anziché di un contratto tra due persone. Inoltre, dato che i figli nati fuori dal matrimonio sono pesantemente condannati dalla Chiesa cattolica, qualcuno potrebbe ritenere che – permettendo ai cattolici di sposarsi – si incrementerà il numero dei matrimoni “riparatori” o volti alla semplice ricerca del sesso (proibito dalla loro religione fuori dal matrimonio), andando così ad aumentare i casi di violenza familiare e le famiglie problematiche. Bisogna però ricordare che questo non riguarda solo le famiglie cattoliche e che, siccome non possiamo metterci nella testa degli altri, non possiamo giudicare le loro motivazioni.

Inoltre, dire che non si dovrebbe chiamarlo matrimonio, ma in un’altra maniera, non è che la forma, invero un po’ meschina, di sviare il problema su questioni lessicali del tutto fuori luogo. Anche se cattolici, un matrimonio è un matrimonio e una famiglia è una famiglia!

E con questa allusione alla famiglia, passiamo all’altro tema incandescente, che speriamo non sia troppo radicale: siamo anche favorevoli a che i cattolici adottino bambini. Qualcuno si potrà scandalizzare. È probabile che si risponda con un’affermazione del tipo: “Cattolici che adottano bambini?!? I bambini potrebbero diventare a loro volta cattolici!”. A fronte di queste critiche, possiamo rispondere che è ben vero che i bambini figli di cattolici hanno molte probabilità di diventare a loro volta cattolici (a differenza dei figli degli omosessuali o degli informatici), ma abbiamo già detto che i cattolici sono gente come tutti gli altri. Nonostante le opinioni di qualcuno e alcuni indizi, non ci sono tuttavia prove che dimostrino che i genitori cattolici siano meno preparati di altri a educare figli, né che l’ambiente religiosamente orientato di una casa cattolica abbia un’influenza negativa sul bambino.

Infine i tribunali per i minori esprimono pareri sulle singole situazioni, ed è precisamente loro compito determinare l’idoneità dei possibili genitori adottivi.

In definitiva, nonostante l’opinione contraria di alcuni, crediamo che bisognerebbe permettere ai cattolici di sposarsi e di adottare dei bambini. Esattamente come agli informatici e agli omosessuali.

da Franco Buffoni, Laico alfabeto in salsa gay piccante. L’ordine del creato e le creature disordinate, Transeuropa, 2010.

Un posto dove non dover camminare

19 febbraio 2011

Volevo un posto dove rintanarmi, un posto dove non fare niente.
(Charles Bukovski, Panino al prosciutto)

Camminare senza una meta è una cosa che mi succede di rado. La mancanza di tempo, forse, mi porta sempre ad andare spedita verso il luogo che m’attende. La cosa, non sempre mi dispiace. A volte amo soffocare con un cuscino la mia sensibilità, la mia capacità meditativa, le mie più intime riflessioni, le sporadiche conclusioni, le certezze certe che poi certamente arrivano. A volte mi piace mascherarle con la mia praticità. Perché non è vero che sensibilità e praticità non possono sposarsi nella stessa persona. Io sono così da sempre. E non potrei essere diversa.

A volte però mi succede di camminare verso un luogo preciso, ma di viaggiare con la mente verso altri lidi. Allora, poiché odio desiderare una cosa e per qualche motivo vedermela negata, mi capita di fare dietrofront e di cominciare a vagare in maniera indecisa e inconsapevole, confusa dal dover fare e il voler avere. Spinta dalla fretta di tornare ai miei doveri, ma chiamata a gran voce da quell’ a volte irrealizzabile fantasia del momento. Vado e non vado, mi muovo e non mi muovo.

La cosa peggiore è quando cammino perché non posso fermarmi, ma non so dove andare, né cosa cercare. Il mio procedere si fa incostante e i passi non si ordinano uno davanti all’altro con regolarità e precisione. L’incedere diventa traballante e quello che vedo intorno a me è un anonimo vivere per cui spero di essere altrettanto anonima. Sono dove non vorrei essere e nessuno può portarmi via da lì.

Mi viene allora da dire che vorrei “un posto dove rintanarmi immediatamente, un posto dove non fare niente”. Fortuna che tu mi troveresti anche lì.