Nel tornare alla normalità le cose hanno fatto un salto all’indietro.
Ed io, io non so se sono ancora pronta ad affrontare questa nuova (apparente) piega.
Restare a pensare giova a poco e non è ciò di cui ho bisogno. Lascio andare il cuore e, come sempre, il tempo.
Intanto aziono la lavatrice. Il girare centrifugo del cestello mi ricorderà che non sono l’unica a vorticare e, forse, mi regalerà qualche ora di confusione, al cui interno non dover per forza trovare un filo logico. Ciò che è certo è che mi costringerà a restare in casa, a pacare il mio corpo irrequieto, a fare meno di quanto in realtà la mia mente cogiti.
E mi permetterà di perdermi, di allontanarmi dal tanto pensare. La testa si lascerà andare ai rumori, allo scrosciare dell’acqua, all’intrecciarsi e al divincolarsi impazzito dei vestiti all’interno dell’oblò. A volte, dalla razionalità, bisogna prendere un po’ di distanza.
Ché ieri ero troppo nervosa, fuori sede, affamata e bisognosa di un amico vicino.