A morire, ero già morta a Maggio. Mi spezzò il cuore l’ultimo bacio dell’uomo di un’altra. E c’è poco da giudicare (no, non dite che tanto “al giorno d’oggi”… “sono di mentalità aperta” e tutte le stronzate del genere, perché lo so che state già giudicando). L’attrazione è attrazione e lui aveva uno dei sorrisi più belli ch’io avessi mai incontrato.
A morire, son morta di Maggio, dicevo, quando cercando di ricominciare a vivere mi son lasciata spappolare il cuore (un’altra volta) in 25mila parti tutte uguali. Un bicchiere infrangibile, colpito da un cecchino infallibile.
P. m’ha spappolato il cuore. Ha perso la testa per me, poi sotto l’ascia del boia c’ha messo la mia. Non ero in guerra, ma si sa, alla fine di un conflitto quelli che continuano a morire sono coloro ai quali manca un giorno al rientro. Salvate il Soldato Ryan…
Ad ogni modo, la cosa positiva dell’avere un cuore già spappolato (e di non averlo mai rimarginato) è che nessuno può piombare nella tua vita e così, all’improvviso, mandartelo in frantumi. C’è poco da fare zio, hanno già sfondato la porta.
Il problema, addirittura, non è avere un cuore che sta una merda, ma incontrare qualcuno che potrebbe (potenzialmente) risanartelo, predisponendolo a un nuovo dolore. Perché tanto da coglioni, fidati che ci ricaschiamo.
Questo è il motivo per cui quando ti ho incontrato non riuscivo a lasciarmi andare. Ed ero paranoica più di te. Ti trovavo (ti trovo) più o meno perfetto, ma se mi fossi lasciata curare poi avrei dovuto accettare l’ennesimo rischio.
Così, non hai fatto in tempo a risanarmi il cuore (e un po’ stata anche colpa mia), ma sotto la coltre di neve che ghiacciava ogni cosa, avevi accesso una flebile fiamma.
Per cui, ti dico… grazie d’aver meritato (oggi, e non domani) il mio vaffanculo!
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